lunedì 27 febbraio 2012

intervento su carmen (2006)


Come già accennato qui, il prototipo della lezione spettacolo che ho ideato e che sto portando avanti è nato nel 2006, durante la conferenza da me organizzata per il 29 aprile, giornata internazionale della danza. Il titolo della conferenza era Carmen, la cultura gitana e il flamenco (nella foto la locandina), mentre quello del mio intervento "Carmen e la questione dell'adattamento in danza" (non mi soffermo a parlare del contenuto del mio intervento, lo farò, semmai, in seguito). Avevo chiesto a dj [Nooz] di miscelare musiche dell'opera e di brani di musica flamenca per creare l'atmosfera del mio intervento, qui la registrazione del suo impeccabile operato. L'idea per questa collaborazione mi è venuta grazie al modo carismatico col quale la filosofa Rosi Braidotti presenta i suoi interventi in giro per il mondo. Durante l'intervento, poi, alle mie spalle scorrevano le immagini di varie coreografie a cui facevo riferimento, fatto questo che contribuiva ad arricchire ed ulteriormente spaesare le persone venute ad ascoltarmi. E' stata quindi un'esperienza molto importante per lo sviluppo di quello che oggi è il format delle mie lezioni spettacolo.


27 febbraio 2012

mercoledì 22 febbraio 2012

la danza in scena

Elena Cervellati, La danza in scena. Storia di un’arte dal Medioevo a oggi (Milano: Bruno Mondadori, 2009).


Fino a dieci o quindici anni fa non vi erano molti volumi in italiano dedicati alla storia della danza. Da allora ne sono usciti molti, alcuni più ricchi e completi di altri. Il testo di Elena Cervellati si distingue dai suoi predecessori per un paio di ragioni significative: la prima è che si tratta di un volume agile (171 pagine, bibliografia e indice dei nomi esclusi) ma non approssimativo; la seconda è che l'autrice dedica all’apertura di ogni capitolo la descrizione di un coreo-testo rappresentativo del periodo storico che affronta. Per esempio, il primo capitolo presenta quello che viene definito come il primo balletto della storia, il Ballet comique de la reyne del 1581, per il peso dato alla parte danzata. Il musicista e coreografo Baldassarre da Belgioioso, che ne curò l'allestimento, lo descrive infatti come "un geometrico mescolarsi di diverse persone che danzano insieme guidate da una varia armonia di più strumenti"; il quinto capitolo propone la descrizione del balletto per antonomasia, Giselle (1841) per poi affrontare il periodo del Romanticismo; il settimo capitolo si incentra su Lamentation (1930) di Martha Graham, un assolo che costituisce una pietra miliare nel campo della modern dance statunitense e della danza contemporanea; il decimo capitolo apre con Blaubart (1977) di Pina Bausch, un altro capolavoro della danza del Novecento, dove la coppia Barbablù-Judit "si riproduce nelle altre coppie che popolano la stanza in cui si svolge l'azione, doppi che moltiplicano una relazione che tanto interesserà, anche in seguiti, la coreografia".

Il metodo adottato da Cervellati è molto importante per una diversa, forse più precisa visione della sotria della danza, in quanto riporta al centro dell’attenzione quello che in questa materia è complicatissimo studiare, ossia proprio le coreografie. Laddove, infatti, in altre discipline il testo da analizzare è spesso un oggetto vero e proprio (romanzi o poesie, per l’analisi letteraria, quadri per la storia dell’arte), nella storia della danza i coreo-testi non esistono se non per approssimazione. Come si sa l’arte della danza è transitoria e, per certi versi, inafferrabile. Scopo dello storico o storica, che si mette in relazione con un testo specifico,  è quello di rintracciare quanto più materiale possibile, sia esso cartaceo, orale, video, fotografico, ecc., e analizzarlo per ricavarne un’idea di quello che quella coreografia possa essere stata. Come sottolinea Cervellati stessa nell’introduzione,

Ho deciso di sviluppare la descrizione di uno spettacolo esemplare per ognuna delle fasi temporali in cui ho scandito il testo, con l’obiettivo di offrire allo sguardo e all’osservazione un oggetto il più possibile ‘concreto prima di tracciare le linee caratterizzanti la fase storica che ha prodotto quell’oggetto stesso.

Cervellati non si cimenta con il complesso processo di ricostruzione di ogni coreografia presente nel volume. Questo avrebbe appesantito il senso del testo. Ella, invece, traccia una panoramica della coreografia scelta e permette, così, di mostrare a chi non conosce la materia, di scoprirla in modo differente, e a chi già la conosce di riscoprirla proprio a partire dalla descrizione dei coreo-testi.


22 febbraio 2012

domenica 19 febbraio 2012

lezione spettacolo (breve riflessione)

Insegnare è una delle mie vocazioni. Ho insegnato il corso di Danza e mimo presso l'Università di Macerata per quattro anni e credo che questa splendida materia possa divenire di facile accesso ai più e non solo a chi frequenta i corsi universitari ad essa dedicati.
Per questo ho ideato un modo diverso, spettacolare, di trattare gli argomenti della mia ricerca. Modo che ho denominato 'lezione spettacolo', in quanto la lezione di storia della danza da me tenuta interagisce con altri linguaggi come quello della musica e della danza stessa.
E' un formato che ho sperimentato per la prima volta nel 2006, quando ho fatto un intervento presso una conferenza da me organizzata (ne riparlerò presto), in collaborazione con dj [Nooz] che mixava musica mentre io parlavo e mentre dietro di me scorrevano delle immagini tratte da coreografie inerenti il mio studio. Il risultato è stato interessante e, per alcune persone, straniante. L'intento era quello di stimolare i presenti da più punti di vista e dar corpo ad un'esperienza multisensoriale dell'evento.


19 febbraio 2012

mercoledì 15 febbraio 2012

storia della danza, questa sconosciuta (2)

La storia della danza è una disciplina invisibile, eppure c'è, solo che non si vede.
L'arte della danza viene vista come inesorabilmente legata al corpo in movimento, ma non esiste né può nutrirsi esclusivamente di questo elemento che pure è per essa fondante. Quest'arte, così eterea e così radicata nel presente, nell'esserci qui e ora, ha comunque una sua tradizione, un passato, una storia appunto, che si fonda sulle tracce lasciate dai corpi danzanti del passato anche recente.
Di che stoffa è fatto il costume che indossa Raffaella Carrà nel tuca tuca di Canzonissima del 1970? Che tipo di pubblico aveva Martha Graham negli anni Trenta? E ancora, quanto è cambiato il balletto Giselle dalla sua prima presentazione nel 1841 ad oggi?
Queste ed altre domande si pone lo storico e la storica della danza. Alcune volte riesce ad ottenere le risposte, in altri casi ci si può solo avvicinare ad una risposta adeguata. Le tracce di cui sopra sono infatti costituite da elementi di diverso tipo, come libretti di coreografie, fotografie, video (quando ce ne sono), interviste a danzatori o persone collegate alla ricerca perseguita, recensioni di spettacoli, diari di danzatori e così via.
Per questo i luoghi priviligiati non sono soltanto i teatri quanto i loro archivi e soprattutto quelle biblioteche che conservano il materiale pertiente per lo studio di una coreografia o di un argomento affine.

15 febbraio 2012

venerdì 10 febbraio 2012

storia della danza, qesta sconosciuta (1)

 
La storia della danza si occupa dello studio del passato (anche recente) dell’arte della danza attraverso l’analisi di fonti di vario genere (fotografie, articoli, testimonianze, libri, video ecc). Suo scopo è capirne lo sviluppo ed analizzarne l’evoluzione secondo diverse prospettive.

foto - copertina del volume Storia della danza di Curt Sachs, un classico risalente al 1933.

10 febbraio 2012