venerdì 28 settembre 2012

Il poeta racconta la danza. La danzatrice racconta il poeta





Incontro ideato da Maria Cristina Esposito, in collaborazione con Rosella Simonari, dedicato al rapporto fra Letteratura e Danza. Parte del festival Volta la Carta, Libri e non solo a L'Aquila:
Il poeta racconta la danza. La danzatrice racconta il poeta
“Il secondo mestiere del poeta. Eugenio Montale racconta la danza”
Maria Cristina Esposito
Eugenio Montale iniziò a collaborare con il Corriere della Sera nel 1946 divenendo due anni dopo redattore della pagina letteraria, incarico al quale si aggiunse nel ’54 quello di critico musicale per il Corriere dell’Informazione mantenuto fino al ’67. Montale potè vantare competenze specifiche in campo musicale: aveva infatti studiato canto col baritono Ernesto Sivori. A questa affiancò la predilezione per il balletto classico, in virtù dell’adesione ad un modello di purezza formale. Ma invano cercheremmo nelle prose artistiche e musicali di Montale lo spunto per una riflessione di ordine critico o teorico sui linguaggi e gli stili della danza, che il poeta sostanzialmente non conosce. Atteggiamento, questo, che non si discosta da una certa cultura musicale tipica dell’epoca, che a fatica riconosceva le possibilità espressive e drammatiche dei linguaggi della danza nella loro assolutezza e nella loro autonomia. Del resto, se Montale non era solo all’epoca nel mancare di conoscenze adeguate a comprendere e valutare la danza teatrale, va tuttavia colta la lucidità intellettuale con la quale si definiva un “onesto ignorante”, prestato alla critica e al giornalismo nella consapevolezza della impossibilità che “i poeti possano mettere la pentola al fuoco senza perdere gli anni migliori in un altro mestiere”. 
Letter to the World. Martha Graham racconta Emily Dickinson”   
Rosella Simonari  
Nel 1940-41 la coreografa nordamericana Martha Graham ideò Letter to the World (lettera al mondo), un’opera dedicata alla poesia di Emily Dickinson, figura di primo piano nel panorama letterario nordamericano. In particolare, decise di indagare quello che ella stessa definiva il “paesaggio interiore” della poeta, ossia l’inconscio alle prese col fare poesia. Graham selezionò una serie di versi e frasi dalle poesie e lettere dickinsoniane per farle recitare in scena da un personaggio ad hoc, Colei Che Parla. A fianco di questo personaggio inserì la protagonista danzante dell’opera, Colei Che Danza che interpretava l’animo creativo della poeta. Gli altri personaggi non rappresentavano figure reali ma emanazioni della personalità di Dickinson, come L’Antenata, che interpretava la tradizione puritana e la morte e L’Innamorato, che incarnava l’idea dell’amore e il rapporto fra la poeta e il mondo. I versi dickinsoniani scandivano le frasi coreografiche e collegavano con eleganza le cinque sezioni in cui è divisa l’opera. Letter to the World fornisce una chiave interpretativa di Dickinson intensa e raffinata, soprattutto se si pensa che in quel periodo gli studi critici su di lei erano agli albori.


DOVE: Piazza Grande, L'Aquila

QUANDO: 3 ottobre 2012, ore 17.15

INFO: tel e fax 0862.404140 / 340.4949755. Email: info@laquilavoltalacarta.it


28 settembre 2012

martedì 18 settembre 2012

Sul salto - Visioni di (p)arte


Dal 20 al 30 settembre 2012 la città di Bari sarà investita dalla settima edizione di Visioni di PArte, il festival internazionale di danza contemporanea e arti performative (qui il sito). Un festival “la cui identità si basa su una qualità ed originalità di progetti e spettacoli (…) lontano dai circuiti ufficiali”. Vi saranno quindi performance all’interno di spazi urbani come a teatro, workshop e mostre fotografiche oltre che una lezione di teoria della danza. Insomma un ricco programma la cui vitalità è perfettamente espressa dal movimento simbolo del festival, il salto, l’atto del saltare, che figura nella colorata locandina come pure in una campagna promozionale lanciata su facebook.


Vorrei prendere spunto da questo movimento per avviare una breve riflessione sul salto. Un salto può essere fatto a piedi uniti o partendo con un piede per atterrare con l’altro o anche partendo con un piede e ricadendo sempre con lo stesso piede.
Nel linguaggio della danza vi sono moltissimi tipi di salto che variano a seconda dello stile e della tecnica utilizzati. Nella danza irlandese la dinamica di movimento è pressoché data dal saltare assieme ad una ritmata articolazione dei piedi (qui un esempio tratto dal celebre spettacolo Riverdance). Nella tecnica Graham il saltare è spesso ancorato al senso di gravità come accade al Bison jump (salto del bisonte) dove il viso del danzatore è rivolto verso il basso e il torso è pressoché orizzontale rispetto al pavimento e in contrazione (termine specifico della tecnica Graham che fa riferimento al movimento del ripiegarsi su se stesso del torso) (qui un'immagine) o il March jump (salto di marzo), che prevede il torso in posizione perpendicolare al pavimento e le gambe entrambe leggermente piegate, una avanti e l’altra indietro (qui un’immagine). Venne chiamato così in quanto fu eseguito per la prima volta dal personaggio di Marzo (interpretato da Merce Cunningham) nella coreografia Letter to the World del 1940-41. Nella danza classica vi sono salti gloriosi fatti di precisione ed eleganza come il grand jeté, che consiste in una spaccata in aria con spinta in avanti, (qui un esempio).

Rudolf Laban, nella sua analisi del movimento, stabilì tre livelli principali: basso, per i movimenti a terra, medio per quelli stando in piedi e alto per i movimenti in relevé e per i salti. Nel salto il corpo si stacca momentaneamente da terra per entrare in una dimensione di sospensione. A questo proposito viene in mente l’eccezionale capacità di elevazione di Rudolf Nureyev che faceva restare il pubblico col fiato sospeso per la sua capacità di ‘restare’ per aria (qui un’immagine).

Il salto è forse il residuo ultimo e liminale dell’eterna aspirazione che l’essere umano ha per il volo. Icaro, grazie all’abilità del padre Dedalo che gli costruì delle ali, riuscì a prolungare la dimensione di sospensione di cui sopra, ma solo fino a quando per imprudenza si avvicinò troppo al sole, provocando lo scioglimento della cera che teneva insieme le piume delle sue ali e cadendo precipitosamente verso la morte.

L’atto del saltare è comunque di solito collegato, come ben sottolinea il motto di Visioni di (p)arte, “dacci un salto”, alla gioia, alla spensieratezza (da cui l’espressione “fare i salti di gioia”). E la campagna promossa dal festival su facebook propone soprattutto salti di gioia: dal salto di un gatto in una busta a quello goffo di Bart Simpson, da quello di tanti pesciolini rossi a quello dei Beatles. Il salto diviene quindi mantra cinetico per scacciare i pensieri cattivi, per esorcizzare la precarietà che tanto perseguita l’arte e la cultura e soprattutto per vivere la realtà che ci circonda con energia ed un pizzico di ilarità! 


18 settembre 2012

lunedì 10 settembre 2012

Spadolini, danzatore primitivista


Spadolini, danzatore primitivista
Rosella Simonari
Conferenza nell’ambito della mostra
SPADO’ – L’ARTISTA ECLETTICO CHE INCANTÒ L’EUROPA

Alberto Spadolini (1907-1972) è stato un artista prolifico e versatile che si è cimentato, nel corso della sua vita, con la pittura, la danza, la regia e molto altro. Dopo aver studiato a Roma come pittore negli anni Venti, si sposta a Parigi dove inizialmente trova lavoro presso lo studio dell’illustratore Paul Colin. Diviene danzatore quasi per caso e si impone sulle scene dei music-hall parigini con danze di stampo primitivista, ossia ispirate a quel gusto per l’esotico e il ‘primitivo’ che tanto aveva influenzato il panorama artistico del primo Novecento, con artisti come Pablo Picasso e fotografi come Man Ray. La conferenza è dedicata all’analisi di questo aspetto dell’artista marchigiano in relazione con altre figure rilevanti dell’epoca, come Josephine Baker e Vaslav Nijinsky.

QUANDO: 16 settembre 2012, ore 18.00
DOVE: Aula Didattica - Corte Mole Vanvitelliana, Ancona
INFO: Biglietteria Mole 0712225031

10 settembre 2012