Foto di Renato Esposito. |
Tornare a teatro per vedere uno spettacolo di danza è stata una grande esperienza, colma di emozioni e eccitazione. Ringrazio quindi subito la mia amica Stefania Zepponi per avermi convinto a andare con lei. Siamo andate a Pesaro, al Teatro sperimentale il 13 ottobre a vedere Paradiso di Virgilio Sieni. È stata una notte fredda e ventosa che non ha diminuito però la nostra voglia di vedere una performance dal vivo.
Il lavoro di Sieni si ispira solo formalmente al Paradiso di Dante, in quanto riprende il suo uso degli endecasillabi e lo trasforma in movimento, “lo spettacolo è la costruzione di un giardino. Tutto avviene cercando nel respiro delle piante la misura per costruire un giardino dove poter depositare la memoria della danza”. È una narrazione minima, ma molto efficace. Presuppone una sorta di relazione simbiotica fra danzatori e piante e più di una volta i danzatori eseguono la verticale con le gambe piegate come a richiamare il fiorire delle piante.
La danza può essere suddivisa in tre parti:
1 – Cinque uomini a torso nudo danzano con quattro piante in mano;
2 – Cinque uomini con indosso delle t-shirt danzano insieme senza piante;
3 – Cinque uomini a torso nudo danzano con molte piante, costruendo un giardino.
La prima parte inizia con un palco quasi al buio dove, pian piano, alcune piante sono visibili. Presto si comprende che sono piante in vaso portate da danzatori. Inizialmente formano un ammasso dove è difficile vedere sia i danzatori che ogni singola pianta. Poi l’ammasso si scioglie anche se i danzatori spesso rimangono in gruppo e seguono il danzatore che non ha una pianta. La musica, composta da Paolo Damiani, è di carattere ipnotico. Si tratta di una sezione un po’ statica ma molto evocativa dell’amore che Sieni propone.
Come scrive nel programma, “lo spettacolo non riporta la parola della Divina Commedia di Dante, non cerca di tradurre il testo in movimento ma si pone sulla soglia di una sospensione, cerca di raccogliere il gesto primordiale, liberatorio e vertiginoso dell’amore”. Si tratta di amore in generale? Amore tra esseri umani? O amore per la natura?
Nella seconda parte ci sono frasi più dinamiche con alcune di loro danzate lentamente come se al pubblico fosse chiesto di guardare a ogni singolo dettaglio del corpo che si muove. La musica diviene più ritmata.
La terza parte presenta molte piante sullo sfondo con i danzatori che lentamente prendono una pianta alla volta per portarla in avanti sul palco. È una sezione corale con momenti di assolo dove la musica torna a essere piuttosto ipnotica.
“La coreografia è costruita per endecasillabi di gesti” e le frasi cadenzate, alcune delle sequenze che vengono ripetute e il raggrupparsi e disperdersi dei danzatori potrebbe rappresentare il lavoro che Sieni ha fatto per tramutare l’endecasillabo dantesco in movimento. C’è di più in quanto “i versi della danza ritrovano il risuonare della rima da una terzina all’altra”, richiamando in questo la terzina incatenata di Dante. È un punto di vista che osa in modo convincente. L’idea della costruzione di un giardino è inoltre molto interessante e le danze con le piante piene di pathos e suggestive.
Tuttavia non è chiaro perché Sieni abbia scelto cinque uomini per danzare questa coreografia. Le donne sembrano escluse dal suo Paradiso. Anche se non ne scrive nel programma, la sua scelta emerge come strana e poco chiara. Come ha sottolineato Ramsay Burt, la rappresentazione di genere nella danza non è irrilevante e anche un punto di vista soprattutto formale la dovrebbe prendere in esame in quanto la danza non è un’arte neutra.
4 novembre 2021