Fino a dieci o quindici anni fa non vi erano molti volumi in
italiano dedicati alla storia della danza. Da allora ne sono usciti molti,
alcuni più ricchi e completi di altri. Il testo di Elena Cervellati si
distingue dai suoi predecessori per un paio di ragioni significative: la prima
è che si tratta di un volume agile (171 pagine, bibliografia e indice dei nomi
esclusi) ma non approssimativo; la seconda è che l'autrice dedica all’apertura di ogni
capitolo la descrizione di un coreo-testo rappresentativo del periodo storico che
affronta. Per esempio, il primo capitolo presenta quello che viene definito
come il primo balletto della storia, il Ballet comique de la reyne
del 1581, per il peso dato alla parte danzata. Il musicista e coreografo Baldassarre da Belgioioso, che ne curò l'allestimento, lo descrive infatti come "un geometrico mescolarsi di diverse persone che danzano insieme guidate da una varia armonia di più strumenti"; il quinto capitolo propone la
descrizione del balletto per antonomasia, Giselle (1841) per poi affrontare il periodo del Romanticismo; il settimo capitolo si incentra su Lamentation (1930) di Martha Graham, un assolo che costituisce una pietra miliare nel campo della modern dance statunitense e della danza contemporanea; il decimo capitolo apre con Blaubart (1977) di Pina Bausch, un altro capolavoro della danza del Novecento, dove la coppia Barbablù-Judit "si riproduce nelle altre coppie che popolano la stanza in cui si svolge l'azione, doppi che moltiplicano una relazione che tanto interesserà, anche in seguiti, la coreografia".
Il metodo adottato da Cervellati è molto importante per una diversa, forse più precisa visione della sotria della danza, in
quanto riporta al centro dell’attenzione quello che in questa materia è complicatissimo
studiare, ossia proprio le coreografie. Laddove, infatti, in altre discipline il
testo da analizzare è spesso un oggetto vero e proprio (romanzi o poesie, per l’analisi
letteraria, quadri per la storia dell’arte), nella storia della danza i
coreo-testi non esistono se non per approssimazione. Come si sa l’arte della
danza è transitoria e, per certi versi, inafferrabile. Scopo dello storico o
storica, che si mette in relazione con un testo specifico, è quello di rintracciare quanto più materiale possibile, sia esso
cartaceo, orale, video, fotografico, ecc., e analizzarlo per ricavarne un’idea
di quello che quella coreografia possa essere stata. Come sottolinea Cervellati
stessa nell’introduzione,
Ho deciso di sviluppare la descrizione di uno spettacolo
esemplare per ognuna delle fasi temporali in cui ho scandito il testo, con l’obiettivo
di offrire allo sguardo e all’osservazione un oggetto il più possibile ‘concreto
prima di tracciare le linee caratterizzanti la fase storica che ha prodotto
quell’oggetto stesso.
Cervellati non si cimenta con il complesso processo di
ricostruzione di ogni coreografia presente nel volume. Questo avrebbe
appesantito il senso del testo. Ella, invece, traccia una panoramica della coreografia scelta e permette, così, di mostrare a chi non conosce la materia, di scoprirla in modo differente, e a chi già la conosce di riscoprirla proprio a partire dalla descrizione dei coreo-testi.
22 febbraio 2012
22 febbraio 2012
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