LA MARTHA GRAHAM DANCE COMPANY IN ITALIA (TIVOLI)
Villa Adriana, Tivoli
(Roma), 25 giugno 2014, ore 21.00
The Rite of Spring, foto Musacchio&Ianniello. |
Non vedevo la compagnia dal 2010 e la prima cosa che ho notato è stato il cambiamento
nel cast. Molte persone nuove sono arrivate e questo la rende più
fresca senza che essa perda però il suo status. Allo stesso tempo, la presenza
di figure fondamentali come Tadej Brdnik e Blakeley White-McGuire la mantiene
in forma splendida. Diversion of Angels è
l’inizio ideale per una serata come questa. Si tratta di una delle poche
opere in cui Graham non creò una protagonista femminile, è
lirico, dinamico e gioioso e dedicato a tre aspetti dell’amore, ognuno danzato
da una donna che veste di un colore diverso: giallo per l’amore adolescenziale,
rosso per l’amore erotico e bianco per l’amore maturo. Ogni danzatrice ha un
partner ed entrambi sono spesso circondati da un gruppo di altre coppie. Eilber
ha parlato di un “mondo senza gravità” e di “disegni geometrici” riguardo a
questo pezzo ed è vero: la tecnica Graham, così radicata a terra, acquista un
sapore più leggero negli animati scambi disegnati dai danzatori. Natasha Diamond-Walker
è una raffinata Donna in Bianco e Abdiel Jacobsen danza squisitamente con lei, Mariya
Dashkina Maddux è particolarmente adatta al ruolo della Donna in Rosso, fatto
di precisione e fluidità. Appena entra sul palco, scivola sul suolo umido (l'aria è frizzante) ma si alza immediatamente ricordando in questo gesto uno dei
motti migliori di Graham “i miei danzatori cadono così che si possano
rialzare”. Quando esegue la split fall (caduta con spaccata) è come stesse
sciogliendosi al suolo in modo seducente per poi rialzarsi nel suo abito rosso
fuoco.
Nel 2012 l’uragano Sandy ha
causato molti danni alla compagnia, rovinando, per esempio, le sculture che
Isamu Noguchi aveva fatto per Errand into
the Maze. Questo danno ha portato alla nascita di Errand, una ricreazione della coreografia da parte di Luca Veggetti
che ha usufruito dell’aiuto di Miki Orihara, una delle principal dancers. Non vi sono sculture in questa versione, vi sono inoltre dei
cambiamenti nella coreografia, nei costumi e nelle luci. È probabilmente il
pezzo più emozionante della serata. Blakeley White-McGuire, minuta e dai capelli
rossi, è una protagonista superba alla ricerca di un modo per gestire le sue
paure, che sono impersonate dalla Creatura della Paura, danzata da Ben Schultz,
dal corpo tatuato e scultoreo. La coreografia rielabora il mito di Teaseo e
Arianna, laddove il primo viene assorbito dalla seconda che intraprende un
viaggio interiore. I cambiamenti apportati da Veggetti sono sottili e
significativi: un velo di colore chiaro copre la testa e il volto del danzatore
e sostituisce le corna ideate da Noguchi, un bastone trasparente e chic è al
posto di quello più artigianale di Noguchi. Tuttavia, l’elemento che colpisce
di più è che egli non lascia mai il palco e cammina lungo il suo perimetro
quando l’eroina danza i suoi assoli. E quando cammina, toglie il bastone da
dietro il collo dove di solito lo tiene mentre danza. La posizione del bastone
contribuisce in modo fondamentale a rendere i suoi movimenti rigidi e
bidimensionali. Questo cambiamento aggiunge un fattore di tensione misteriosa
al ruolo. L’interpretazione di White-McGuire, con le mani sul basso ventre
all’inizio del pezzo e la crescita della sua autodeterminazione nel momento in
cui combatte contro la Creatura, è davvero profonda. Questa è una
coreografia particolarmente ritualistica, sia nella forma che nel contenuto.
Depak Ine, foto Musacchio&Ianniello. |
Come lo sono le altre due
coreografie che seguono, Depak Ine e The Rite of Spring. Come sottolinea
Eilber nell’introduzione, nel creare Depak Ine, Nacho Duato si è
ispirato alla teoria evolutiva di Darwin ed ecco perché i danzatori si muovono restando molto a contatto col suolo anche se in maniera più fluida e rilassata
rispetto alla tecnica Graham. Ricordano inoltre creature postumane, il
risultato, forse, dell’incontro fa umani, animali e tecnologia ( la musica
elettronica di John Talbot è un tocco perfetto, a questo proposito). Guardare questo
pezzo pieno di rimandi dopo le coreografie di Graham crea uno spostamento
nella percezione che si ha delle capacità dei danzatori e delle loro altissime potenzialità
tecniche. Sono semplicemente incredibili! Si muovono in gruppi e a coppie con
PeiJu Cjien-Pott che giace sul palco prona per un bel po’. Una volta che ci
convinciamo che il suo ruolo è quello di fare da contrappunto statico e
immobile agli altri, si ‘sveglia’ e ci sbalordisce con una flessibilità che
raramente ho visto altrove: lancia le gambe attraverso lo spazio, piegandosi,
restando in piedi spezzando il continuum spazio-temporale…nella mia mente è un’incarnazione
nuova e vigorosa dell’Eletta, la vittima sacrificale del The Rite of Spring,
che chiude la serata.
Quest’ultima opera ha il sapore
delle culture di cui sopra dei pueblo del sudovest degli Stati Uniti in quanto uno
Sciamano, interpretato da un maestoso Ben Schultz, guida il sacrificio indispensabile per
una primavera propizia. Uomini e donne danzano in gruppi separati, il palco non
è molto grande e la struttura coreografica del pezzo magnificamente concepita
da Graham ne soffre un po’, anche se acquisisce un tocco intimo che prima non aveva. Quando
lo Sciamano sceglie la prorpia vittima è un momento drammatico di disperazione
e rivelazione: ella si trova sulle spalle delle suo partner dal quale viene quasi
subito strappata. Xiaochuan Xie danza un’Eletta belligerante, anche
quando viene soggiogata dallo Sciamano. Ritengo che migliorerà ancora di più col
tempo e l’esperienza necessaria per questo ruolo.
Il palco è ora vuoto, la gente
inizia a muoversi, una bella camminata ci attende per uscire da Villa Adriana,
la chiusura migliore per questo intenso rituale.
21 agosto 2014
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