giovedì 9 luglio 2020

Domingo



Cosa c’è nei nomi? Quali segreti vi si celano? Film, romanzi, serie TV, familiari e molto altro. Nei nomi c’è un potere evocativo che a volte sfugge ogni definizione. Pensiamo a Cassandra, Jack, Marilyn, Maria, Joyce, Amleto. Ma i nomi rivelano storie, storie importanti, a volte scomode. Prendiamo l’esempio di Domingo, che vuol dire domenica in spagnolo. Domingo è il personaggio del servo nel balletto Paul et Virginie di Pierre Gardel su musiche di Rodolphe Kreutzer. Ambientato nelle isole Mauritius, racconta la storia d’amore fra Paul e Virginie e del rapporto armonioso fra gli europei e i nativi dell’isola. Debuttò a Parigi nel 1806 come balletto pantomimico dove le punte non venivano ancora utilizzate. Sarà La Sylphide nel 1832 a iniziare la rivoluzione delle punte.
Tornando a Domingo, egli rappresentava un nero, ma venne impersonato dal bianco Auguste Vestris in blackface, ossia col viso e corpo dipinti di nero, il che ricorda il minstrel show statunitense, un tipo di intrattenimento popolare dove i bianchi interpretavano i neri in blackface in modo stereotipato. Solo che il minstrel show nasce più tardi, fra gli anni Trenta e Quaranta dell’Ottocento. Il balletto di cui parliamo risale però al 1806 a dimostrazione che il blackface nasce prima, molto prima, forse in epoca rinascimentale.
In Paul et Virginie, secondo Judith Chazin-Bennahum, i bianchi in blackface erano così neri da spaventare il pubblico, per cui Gardel decise di sfumare la loro nerezza in un marrone più chiaro. E qui vediamo tutta la presunzione dei bianchi nel decidere quanto neri dovessero essere i neri. Senza contare la questione blackface in sé, un ulteriore modo per affermare la neutralità della propria bianchezza. Siamo bianchi, superiori e possiamo pure essere neri.
Ma perché il nome Domingo? Qui per me sta un altro nodo del balletto. Quasi tutti gli altri personaggi hanno nomi francesi, compresa la moglie di Domingo, Marie. Perché quindi non Dominic o che so io, Philippe, Stéphane? Per diverso tempo ho cercato di capire da dove venisse la scelta di questo nome e poi un’idea finalmente mi è venuta. Domingo potrebbe far riferimento a quella che era la colonia francese di Santo Domingo nell’isola di Hispaniola, una delle principali isole delle Antille, che fu una colonia europea nel Nuovo Mondo (nuovo per gli europei, ovviamente). Nel 1665 la colonia passò dal dominio spagnolo (da cui Santo Domingo) a quello francese, fino al 1791, quando l’insurrezione degli ex schiavi portò alla rivoluzione haitiana, detta poi anche dei giacobini neri. La rivoluzione terminò con la vittoria degli ex schiavi nel 1804, un fatto senza precedenti. E allora penso al debutto di Paul et Virginie e al nome Domingo, che a due anni dalla rivoluzione haitiana, era probabilmente divenuto scomodo.

QUI si può ascoltare la puntata

Per approfondire:

Chazin-Bennahum, Judith, The Lure of Perfection – Fashion and Ballet 1780-1830 (New York: Routldge, 2005).

Cockrell, Dale, Demons of Disorder – Early Blackface Minstrels and Their World (Cambridge: Cambridge University Press, 1997).

James, Cyrill, I giacobini neri – La prima rivolta contro l’uomo bianco, trad. R. Petrillo (Roma: Deriveapprodi, 2015).

Pappacena, Flavia, “Storia della danza. Alla riscoperta dei balletti dimenticati – Paul et Virginie”, Giornale della danza, https://giornaledelladanza.com/storia-della-danza-alla-riscoperta-dei-balletti-dimenticati/ (consultato il 4 luglio 2020).
Paul et Virginie, cor. Pierre Grdel (Parigi: Théâtre St. Cloud, 12 giugno 1806).

Paul et Virginie, ballet-pantomime en trois actes, libretto (12 giugno 1806).
 
NOTA – Il libretto, consultabile su gallica, portale digitale della Bibliothèque Nationale de France, riporta la data e luogo sopra-indicati, ma un libro di riferimento per l’epoca, The Paris Opéra Ballet, di Ivor Guest, riporta la prima al 24 giugno, presso l’Opéra di Parigi.


9 luglio 2020

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