venerdì 20 novembre 2020

Il sottosuolo del Giappone


Cos’è la bellezza? Cos’è la vera bellezza? Un corpo muscoloso ben allenato o il corpo di un anziano che si muove sul palco? Dipende dai punti di vista. Una performance particolarmente significativa è l’assolo di danza butoh, Omaggio per Argentina, interpretato da un anziano Kazuo Ono nel 1977 per la regia di Tatsumi Hijikata. Antonia Mercé detta La Argentina era stata una danzatrice e coreografa di danze spagnole e flamenco molto famosa negli anni Venti e Trenta del Novecento. Nel 1929 Ono la vide danzare a Tokyo e ne fu folgorato, paragonando la sua danza alla creazione del mondo. Ono nella coreografia rievoca l’immagine di questa grande danzatrice e rivive “le sensazioni che lei ha fatto nascere” in lui, da cui l’omaggio.

Il butoh è un tipo di danza giapponese nato alla fine degli anni Cinquanta per contrastare le estetiche dominanti ed esaltare la bruttezza, il grottesco, l’invecchiamento dei corpi e la morte. È di carattere anticonformista e critico della cultura materialista in cui viviamo. I suoi fondatori furono Hijikata e Ono. Il butoh venne riconosciuto ufficialmente in Giappone solo nel 1985, dopo il successo avuto all’estero. Per questo e per le sue caratteristiche anticonvenzionali rappresenta, almeno all’inizio, il “sottosuolo del Giappone”, come sottolinea Maria Pia d’Orazi.

Secondo Ono, prima di una tecnica o di una struttura, nel butoh occorre pensare alla mente, allo spirito o alla vita. Egli infatti predilige l’improvvisazione nei suoi spettacoli, “seguo semplicemente la vita” dice. Questo scavo interiore viene coniugato con un lavoro sul corpo e sulle sue articolazioni, oltre che sullo sguardo, chiamato lo “sguardo dei morti” che nelle parole di Roberta Carreri si traduce in “uno sfocamento, un rilassamento completo dei nervi che tengono l’occhio, per cui non guardi più fuori ma guardi dentro”.

Hijikata, al contrario di Ono, utilizza la composizione coreografica ricorrendo a delle parole legate, secondo d’Orazi a differenti argomenti, come “il mondo dell’abisso, dei fiori, di uccelli e animali, del muro, dell’anatomia, della neurologia, dei ponti bruciati”. La sua però non è una coreografia “generalizzata” ma si forma, parole incluse, tenendo presente la personalità di ogni danzatore.

In entrambi i casi il risultato ha dato vita a delle performance sconvolgenti fatte di presenze corporee molto forti e di una bellezza struggente.

 

QUI si può ascoltare la puntata.


Per approfondire:


Carreri, Roberta, citata in Maria Pia D’Orazi, Kazuo Ono (Palermo: L’Epos, 2001).

D’Orazi, Maria Pia, Kazuo Ono (Palermo: L’Epos, 2001).

Kazuo Ohno: Admirando a La Argentina, https://www.youtube.com/watch?v=UjwipWoke5w (consultato il 9 novembre 2020)

Kazuo Ohno on technique and motivation, https://www.youtube.com/watch?v=paHf7Dfaky4 (consultato il 9 novembre 2020)

 

20 novembre 2020

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