giovedì 12 novembre 2020

O la danza o la vita


Il cinema si è dedicato alla danza in molti modi. Per esempio il musical ha dato lustro a tecniche di danza quali il tip tap con danzatori del calibro di Fred Astaire e Gene Kelly. Nel 1948 il cinema ha dedicato un film alla danza con Scarpette rosse, prodotto e diretto da Micheal Powell e Emeric Pressburger.

La storia racconta di una famosa compagnia di danza, il Ballet Lermotov, guidata dallo spietato Boris Lermotov, ossia Anton Walbrook, alle prese con la creazione di un nuovo balletto, Scarpette rosse, ispirato alla favola di Hans Christian Andersen. Come Lermotov sottolinea nel film, la favola tratta di una ragazza che intende indossare un paio di scarpette rosse per andare al ballo. All’inizio tutto è perfetto e la ragazza danza felice. Poi però quando comincia ad essere stanca, scopre che le scarpette rosse non sono affatto stanche e la costringono a danzare senza sosta fino a quando sopraggiunge la morte.

Per il ruolo della protagonista Lermotov sceglie la giovane e promettente Victoria Page, Moira Shearer, che si professa totalmente devota alla danza. In uno scambio di battute fra i due alla domanda di Lermotov “Perché vuole danzare?, Page risponde con un’altra domanda emblematica, “Lei perché vuole vivere?”. Lermotov crede fermamente che un artista si debba dedicare in modo assoluto alla sua arte e quando Page si innamora del giovane compositore Julian Craster, interpretato da Marius Goring, egli licenzia Craster e Page lo segue lasciando la compagnia.

Il desiderio di danzare però è forte come è forte l’amore di Page per Craster. Quando Lermotov le chiede di decidere fra i due, Page si suicida. Se nei musical il tono è di solito comico, in Scarpette rosse è drammatico. Come nota David Ehrenstein, il film si concentra sulla devozione che si può sviluppare per un’arte come la danza in un periodo, quello postbellico, dove ancora risuonava il mantra di andare a morire per la libertà e la democrazia. Nel film è come se si chiedesse con lo stesso pathos a Page di andare a morire per l’arte.

Di particolare interesse è la sequenza danzata nel film, una delle più lunghe sequenze di danza pura, una mossa molto audace per l’epoca. In questo senso la scelta di Shearer, una ballerina, è stata particolarmente azzeccata in quanto fornisce rotondità e veridicità al personaggio.

Scarpette rosse è stato un grande successo che ha portato generazioni di persone a studiare danza e ha portato la danza, il balletto in particolare, al grande pubblico. Ponendo il tema della danza in termini di vita o di morte ha sottolineato il sacrificio che ci può essere dietro questo mestiere, dandogli dignità e rispetto.

QUI si può ascoltare la puntata


Per approfondire:

Ehrenstein, David, The Red Shoes: Dancing for your Life, https://www.criterion.com/current/posts/1518-the-red-shoes-dancing-for-your-life (consultato il 31 ottobre 2020).

The Red Shoes [Scarpette rosse], dir. Micheal Powell, Emeric Pressburger (1948).

 

12 novembre 2020

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