giovedì 3 dicembre 2020

Se il corpo è un archivio


Da oltre un decennio, nel mondo della danza, si parla sempre di più del corpo come archivio. Ma cosa significa? Una spinta propulsiva a questo dibattito l’ha fornita Jacques Derrida con il suo complesso testo “Mal d’archivio. Un’impressione freudiana” del 1995 dove analizza il concetto di archivio in relazione agli scritti di Sigmund Freud.

Poi, nello specifico della danza, sono arrivati vari studi, come quello di Inge Baxmann del 2007, André Lepecki del 2010, Franz Anton Cramer del 2013 e Susanne Franco del 2019. Sono tutti studi molto articolati e di settore, ma che indagano la nozione di corpo come archivio con esiti molto stimolanti.

Ma che cos’è un archivio? La risposta non è né semplice né univoca. La Society of American Archivists lo definisce come una serie di “documenti di valore”, come lettere, manoscritti, fotografie, appartenenti a persone, aziende o governo. Lo studioso di archivistica Federico Valacchi definisce e ridefinisce il concetto nel suo volume, Diventare archivisti. In particolare, in una pagina particolarmente suggestiva, lo chiama “caleidoscopio documentario”, sottolineando che “l’archivio, così come la memoria di cui è custode e da cui è alimentato, non è mai un corpo statico”, ma anzi piuttosto vitale.

Seguendo quest’ultima definizione possiamo rintracciare dei punti in comune con la danza. Depositario di memoria cinetica e capace di una sua trasmissione, il corpo danzante non è mai statico e costituisce una forma di conoscenza importante.

Secondo Cramer, la “materialità del corpo” può diventare un‘“accumulazione di documenti” e la danza stessa non può aver luogo senza queste informazioni accumulate. Per fare un salto come un grand jeté, una spaccata in aria, ci vuole allenamento, ripetizione di movimenti, allungamento, insomma tutta una serie di esercizi atti a sviluppare quella che Martha Graham chiama la “memoria muscolare”.

Inoltre Franco nota che “se dunque, come afferma Derrida, la struttura dell’archivio e i metodi di archiviazione determinano la natura stessa di quanto è archiviato e del sapere che può essere prodotto, la danza e la performance, proprio per la loro originale capacità e possibilità di archiviare pratiche e saperi, possono contribuire alla concezione di nuove tipologie di archivi e all’esplorazione di nuove forme di conoscenza”.

La metafora del corpo come archivio è quindi ricca di spunti per ridefinire le discipline quali la storia secondo nuovi parametri e nuovi modi di intendere cosa sia un archivio. Se ci avviciniamo poi a culture storicamente di tradizione orale troviamo assunti affini al nostro concetto di indagine, come la celeberrima affermazione di Amadou Hampâté Bâ, secondo cui “in Africa quando muore un anziano, è una biblioteca che brucia”.

QUI si può ascoltare la puntata


Per approfondire:

Baxmann, Inge, “The Body as Archive. On the Difficult Relationship Between Movement and History”, in Sabine Gehm, Pirkko Husemann, Katharina von Wilke, a cura di, Knowledge in Motion. Perspectives Artistic and Scientific Research in Dance (Bielefeld: Transcript, 2007), pp. 207-215.

Cramer, Franz Anton, “Body, Archive”, in Gabriele Brandstetter, Gabriele Klein, a cura di, Dance [and] theory (Bielefeld: Tanscript, 2013), pp. 219-221.

Derrida, Jacques, Mal d’archivio: un’impressione freudiana [1995] (Napoli: Filema, 1996).

Franco, Susanne, “Corpo-archivio: mappatura di una nozione tra incorporazione e pratica coreografica”, Ricerche di S/Confine, Dossier 5, 2019, pp. 55-65.

Graham, Martha, “A Modern Dancer’s Primer for Action”, in Frederick Rand Rogers, a cura di, Dance: A Basic Educational Technique (New York: The MacMillan Company, 1941), pp. 178-187.

Hampâté Bâ, Amadou, Aspetti della civiltà africana, trad. Giusi Valent (Como: Ibis, 2017).

Lepecki, André, 2016, ‘Il corpo come archivio: volontà di ri-mettere-in-azione e vita postuma delle danze’ [2010], Mimesis Journal. Scritture della performance, n.1, 2016, pp. 30-52.

Society of American Archivists, ‘About archives’, https://www2.archivists.org/about-archives (consultato il 28 novembre 2020).

Valacchi, Federico, Diventare archivisti (Milano: Editrice Bibliografica, 2015).

 

3 dicembre 2020

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