I danzatori vengono spesso ricordati per il loro talento sul
palco, quasi mai per i loro scritti. Eppure molti, moltissimi danzatori,
maestri di ballo e coreografi hanno scritto nel corso dei secoli e i loro
scritti hanno contribuito a fare della danza l’arte che è oggi. Basti pensare
ai trattati dei maestri di ballo del Rinascimento italiano che hanno posto le
basi per lo sviluppo della danza in Francia o le celebri Lettere sulla danza di
Jean Jacques Noverre, che ha dato il via alla rivoluzione operata dal balletto
romantico. Gli scritti di Isadora Duncan (1878-1927) contenuti in questo
prezioso libro non fanno eccezione e costituiscono una pietra miliare per lo sviluppo
della modern dance, in quanto presentano le sue teorie rivoluzionarie sul corpo
in movimento, sul senso del danzare, sulla donna che danza.
In un contesto culturale come quello europeo e nordamericano
in cui prevalevano soprattutto forme di spettacolo commerciali come i
vaudeville e il balletto viveva una stagione di decadenza, Duncan propone un
concetto di danza quasi religioso, danzando da sola a piedi scalzi e indossando
morbide tuniche ispirate alla Grecia classica. A questo proposito scrive: “Una
volta una donna mi chiese perché danzo a piedi nudi ed io le dissi: ‘Signora,
io credo nella religione della bellezza del piede umano’. La donna replicò: ‘
Io non ci credo’. Ed io: ‘Eppure lei dovrebbe, perché le potenzialità
espressive e la sensibilità del piede sono fra i traguardi più alti
dell’evoluzione umana’.” Il corpo secondo Duncan è da adorare e celebrare in
ogni sua parte.
L’arte della danza raccoglie articoli inediti o pubblicati
in varie riviste e discorsi fatti in pubblico. Il più importante fra questi è
certamente “La danza del futuro”, che contiene le linee guida della sua
coreosofia, come il mondo idealizzato della Grecia classica, l’aspra critica al
balletto e l’esaltazione della figura femminile.
Come già sottolineato, Duncan accosta la danza ad
un’espressione rituale e utilizza il mito della Grecia classica per dare
maggiore rilievo al suo pensiero. Patrizia Veroli nell’introduzione nota come
l’antica Grecia da tempo offrisse, “sia in Europa che negli Stati Uniti, il paradigma
di una cultura e di una politica pienamente civile”. E costituiva un mondo
mitico al quale rivolgersi per costruire delle alternative forse
anche nostalgiche al presente di una società industrializzata che quel mondo
aveva spazzato via. Duncan scrive: “Se ricerchiamo la vera origine della danza,
se ci rivolgiamo alla natura, ci rendiamo conto che la danza del futuro è la
danza del passato, la danza dell’eterno scorrere del tempo (…),” e ancora parlando
del Partenone traccia l’evoluzione delle sue teorie,
Per molti giorni non sentii nessun movimento dentro di me.
Poi, un giorno, si fece strada un pensiero: queste colonne che appaiono così
dritte ed immobili non sono veramente dritte, ognuna di loro curva lievemente
dalla base verso l’alto con un movimento fluido, inarrestabile, ed il movimento
di ciascuna è in armonia con le altre. Non appena ebbi questa visione, le mie
braccia si alzarono lentamente verso il Tempio e mi inchinai: subito capii che
avevo trovato la mia danza, ed era una Preghiera.
L’arte della danza è un testo da leggere e rileggere per la
prosa appassionata della danzatrice, per la ricca introduzione di Patrizia
Veroli, l’apparato documentario dedicato alla tournée italiana della danzatrice
del 1913 commentato da Eleonora Barbara Nomellini e per la sezione iconografica
che riporta per la prima volta i disegni che l’artista Plinio Nomellini fece di
Duncan proprio nel 1913.
1 maggio 2012
OGGI 1° MAGGIO FESTA DEI LAVORATORI, ANCHE X IL MONDO DELLA DANZA,E DEL BALLO. A TUTTI MAESTRO & BALLERINI, AUGURO UNA IMMEDIATA RIPRESA. LA DANZA E VITA.
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