giovedì 21 agosto 2014

La danza rituale di Martha Graham


LA MARTHA GRAHAM DANCE COMPANY IN ITALIA (TIVOLI)
Villa Adriana, Tivoli (Roma), 25 giugno 2014, ore 21.00

Martha Graham è sempre stata interessata alla danza come rituale e, in qualche modo, si può riassumere il suo lavoro con questo termine evocativo. La sua insegnante, la danzatrice e coreografa Ruth St. Denis, aveva coniato uno stile elegante dagli echi orientalisti, così da trasformare la danza in qualcosa di profondo e significativo. Inoltre fra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta, Graham si confrontò con il concetto di ‘danza come rituale’ in due occasioni fondamentali: nel ruolo dell’Eletta del Rite of Spring (Sagra della primavera) di Léonide Massine nel 1930, e in qualità di osservatrice curiosa delle culture dei pueblo del sudovest degli Stati Uniti. La prima fu una situazione complicata e, a volte, turbolenta, in quanto Graham spesso discusse con Massine ed ebbe difficoltà ad adattarsi all’estetica della danza classica. La seconda fu di particolare ispirazione e la portò a prendere consapevolezza del rapporto che, tramite la danza, i pueblo avevano con la loro terra, un aspetto che lasciò un segno indelebile nella sua vita. La serata a Villa Adriana a Tivoli ha presentato opere ricche di suggestioni rituali in un ambientazione molto evocativa. Parte del FestivalInternazionale di Villa Adriana, l’evento è stato organizzato in collaborazione con il DanieleCipriani Entertainment. Peccato che la città di Tivoli non sia a misura di turista, soprattutto se non si viaggia in auto.

The Rite of Spring, foto Musacchio&Ianniello.
Janet Eilber, il direttore artistico della compagnia, ha fatto un breve discorso introduttivo, con l’aiuto di una traduttrice. Sul menu vi erano alcune delle migliori coreografie di Graham, la poetica Diversion of Angels (1948), la drammatica Errand, una rielaborazione di Errand into the Maze (1947) da parte di Luca Veggetti, Depak Ine (2014), che Nacho Duato ha specificatamente creato per la compagnia ed infine, ma non da ultimo, The Rite of Spring, coreografia che riprende il capolavoro di Nijinsky del 1913, sempre sulla rivoluzionaria musica di Stravinsky.

Non vedevo la compagnia dal 2010 e la prima cosa che ho notato è stato il cambiamento nel cast. Molte persone nuove sono arrivate e questo la rende più fresca senza che essa perda però il suo status. Allo stesso tempo, la presenza di figure fondamentali come Tadej Brdnik e Blakeley White-McGuire la mantiene in forma splendida. Diversion of Angels è l’inizio ideale per una serata come questa. Si tratta di una delle poche opere in cui Graham non creò una protagonista femminile, è lirico, dinamico e gioioso e dedicato a tre aspetti dell’amore, ognuno danzato da una donna che veste di un colore diverso: giallo per l’amore adolescenziale, rosso per l’amore erotico e bianco per l’amore maturo. Ogni danzatrice ha un partner ed entrambi sono spesso circondati da un gruppo di altre coppie. Eilber ha parlato di un “mondo senza gravità” e di “disegni geometrici” riguardo a questo pezzo ed è vero: la tecnica Graham, così radicata a terra, acquista un sapore più leggero negli animati scambi disegnati dai danzatori. Natasha Diamond-Walker è una raffinata Donna in Bianco e Abdiel Jacobsen danza squisitamente con lei, Mariya Dashkina Maddux è particolarmente adatta al ruolo della Donna in Rosso, fatto di precisione e fluidità. Appena entra sul palco, scivola sul suolo umido (l'aria è frizzante) ma si alza immediatamente ricordando in questo gesto uno dei motti migliori di Graham “i miei danzatori cadono così che si possano rialzare”. Quando esegue la split fall (caduta con spaccata) è come stesse sciogliendosi al suolo in modo seducente per poi rialzarsi nel suo abito rosso fuoco.
The Rite of Spring, foto Musacchio&Ianniello.



Nel 2012 l’uragano Sandy ha causato molti danni alla compagnia, rovinando, per esempio, le sculture che Isamu Noguchi aveva fatto per Errand into the Maze. Questo danno ha portato alla nascita di Errand, una ricreazione della coreografia da parte di Luca Veggetti che ha usufruito dell’aiuto di Miki Orihara, una delle principal dancers. Non vi sono sculture in questa versione, vi sono inoltre dei cambiamenti nella coreografia, nei costumi e nelle luci. È probabilmente il pezzo più emozionante della serata. Blakeley White-McGuire, minuta e dai capelli rossi, è una protagonista superba alla ricerca di un modo per gestire le sue paure, che sono impersonate dalla Creatura della Paura, danzata da Ben Schultz, dal corpo tatuato e scultoreo. La coreografia rielabora il mito di Teaseo e Arianna, laddove il primo viene assorbito dalla seconda che intraprende un viaggio interiore. I cambiamenti apportati da Veggetti sono sottili e significativi: un velo di colore chiaro copre la testa e il volto del danzatore e sostituisce le corna ideate da Noguchi, un bastone trasparente e chic è al posto di quello più artigianale di Noguchi. Tuttavia, l’elemento che colpisce di più è che egli non lascia mai il palco e cammina lungo il suo perimetro quando l’eroina danza i suoi assoli. E quando cammina, toglie il bastone da dietro il collo dove di solito lo tiene mentre danza. La posizione del bastone contribuisce in modo fondamentale a rendere i suoi movimenti rigidi e bidimensionali. Questo cambiamento aggiunge un fattore di tensione misteriosa al ruolo. L’interpretazione di White-McGuire, con le mani sul basso ventre all’inizio del pezzo e la crescita della sua autodeterminazione nel momento in cui combatte contro la Creatura, è davvero profonda. Questa è una coreografia particolarmente ritualistica, sia nella forma che nel contenuto.

Depak Ine, foto Musacchio&Ianniello.



Come lo sono le altre due coreografie che seguono, Depak Ine e The Rite of Spring. Come sottolinea Eilber nell’introduzione, nel creare Depak Ine, Nacho Duato si è ispirato alla teoria evolutiva di Darwin ed ecco perché i danzatori si muovono restando molto a contatto col suolo anche se in maniera più fluida e rilassata rispetto alla tecnica Graham. Ricordano inoltre creature postumane, il risultato, forse, dell’incontro fa umani, animali e tecnologia ( la musica elettronica di John Talbot è un tocco perfetto, a questo proposito). Guardare questo pezzo pieno di rimandi dopo le coreografie di Graham crea uno spostamento nella percezione che si ha delle capacità dei danzatori e delle loro altissime potenzialità tecniche. Sono semplicemente incredibili! Si muovono in gruppi e a coppie con PeiJu Cjien-Pott che giace sul palco prona per un bel po’. Una volta che ci convinciamo che il suo ruolo è quello di fare da contrappunto statico e immobile agli altri, si ‘sveglia’ e ci sbalordisce con una flessibilità che raramente ho visto altrove: lancia le gambe attraverso lo spazio, piegandosi, restando in piedi spezzando il continuum spazio-temporale…nella mia mente è un’incarnazione nuova e vigorosa dell’Eletta, la vittima sacrificale del The Rite of Spring, che chiude la serata.

Quest’ultima opera ha il sapore delle culture di cui sopra dei pueblo del sudovest degli Stati Uniti in quanto uno Sciamano, interpretato da un maestoso Ben Schultz, guida il sacrificio indispensabile per una primavera propizia. Uomini e donne danzano in gruppi separati, il palco non è molto grande e la struttura coreografica del pezzo magnificamente concepita da Graham ne soffre un po’, anche se acquisisce un tocco intimo che prima non aveva. Quando lo Sciamano sceglie la prorpia vittima è un momento drammatico di disperazione e rivelazione: ella si trova sulle spalle delle suo partner dal quale viene quasi subito strappata. Xiaochuan Xie danza un’Eletta belligerante, anche quando viene soggiogata dallo Sciamano. Ritengo che migliorerà ancora di più col tempo e l’esperienza necessaria per questo ruolo.

Il palco è ora vuoto, la gente inizia a muoversi, una bella camminata ci attende per uscire da Villa Adriana, la chiusura migliore per questo intenso rituale. 

21 agosto 2014

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