mercoledì 18 maggio 2016

Spadolini, Ancona e il mondo

Italia Nostra, Teatrino San Cosma, Ancona, 14 aprile 2016, ore 17.15

Un'immagine del pubblico.
Alberto Spadolini è ancora oggi un artista da riscoprire e l’evento, Alberto Spadolini, un anconetano nel mondo, organizzato da Italia Nostra per celebrarlo, è stata una bella iniziativa che lo ha ricordato da vari punti di vista. Ad aprire le danze vi è stato Marco Travaglini, nipote di Spadolini, oltre che instancabile promotore della sua riscoperta. Dopo di lui ha parlato Federica Bozzarelli, la restauratrice dei suoi quadri e infine la sottoscritta, per tracciare un percorso del suo rapporto con la danza.

Marco Travaglini.
Travaglini ha parlato della sua vita avventurosa, degli amici illustri, delle opere, delle collaborazioni, sottolineando che nella sua indagine, moltissime persone ed esperti da tutto il mondo lo hanno aiutato. Ha mostrato numerose immagini delle sue straordinarie foto e dei suoi quadri, soffermandosi sui codici cifrati all’interno di alcuni di essi, a detta del suo amico e principale fonte orale della riscoperta, Alex Wolfson. Travaglini, in questo senso, ha sottolineato l’importanza della sfera analizzandola in alcuni quadri, come Tau, che sembra esemplificare la storia della sua anima. Spadolini amò molto Ancona, suo luogo di nascita, amava parlare anconetano, amava tornare ad Ancona, andare al mercato e gustarsi il brodetto di pesce tipico della zona. Prima di concludere il suo intervento, Travaglini ha invitato a fornire la sua testimonianza il signor Mosconi, che conobbe Spadolini e che conosce anche il luogo della sua nascita, “di fronte alla caserma” nella zona piano, zona di operai.

Federica Bozzarelli.
Federica Bozzarelli ha trattato del restauro dei quadri, effettuato, a seconda dei casi, con tecniche diverse, come la tecnica meccanica dove ha utilizzato un bisturi per ripulire la tela, o interventi di carattere più estetico e conservativo con l’uso, per esempio, di colori a vernice. Ha mostrato diversi dipinti sui quali ha lavorato sia nella fase di inizio che fine opera. In un paio di occasioni ha trovato altri quadri sotto le tele che stava restaurando, come quello che si pensava fosse un autoritratto dell’artista e che invece si è scoperto essere un suo ritratto da parte della pittrice Teodora Clerici Tremi, come si evince da un articolo pubblicato su Comoedia nel 1933.

La sottoscritta ha parlato dello Spadolini danzatore con particolare attenzione alle sue danze di stampo primitivista nella Parigi degli anni Trenta, accanto, e non solo, a Josephine Baker. In particolare ho analizzato una delle sue foto più significative e illustrato gli aspetti della sua danza nell’assolo che esegue all’interno del film Marinella (1936) diretto da Pierre Caron con Tino Rossi come protagonista.

Di nuovo grazie a Italia Nostra per l’organizzazione e a Marco Travaglini per avermi chiesto di intervenire. La riscoperta di Spadò, come veniva anche chiamato, continua e riserverà certamente delle sorprese.

Rosella Simonari e il pubblico.




























18 maggio 2016

martedì 17 maggio 2016

Adaptation and Dance Conference

Trinity House, Leicester.
Organizzata dal Centre of Adaptations, la Adaptation and Dance Conference, si è tenuta presso la Trinity House, De Montfort University, Leicester, Inghilterra, il 2 marzo 2016. Suo scopo era quello di aprire il dibattito sul tema e, come hanno sottolineato le due organizzatrici, Elinor Parsons e Hila Shachar, sottolineare come la danza si sia sempre occupata dell’adattamento. Il 2016, hanno proseguito, rappresenta un anno prolifico con i 400 anni dalla morte di Shakespeare e la ripresa di The Dream (ispirato a A Midsummer Night's Dream) di Frederick Ashton da parte del Birmingham Royal Ballet e la creazione di Jane Eyre da parte del Northern Ballet.

A Leicester ha fatto freddo, ha piovuto, nevicato e alla fine è uscito il sole, insomma il solito clima inglese. Trinity House è una bellissima struttura con stanze confortevoli, luminose e fornite di ogni strumentazione. La old chapel del complesso è stata particolarmente affascninante per il discorso di apertura e la tavola rotonda finale.
Apertura dei lavori.
Io ero nella sezione dedicata alla teoria, “Theorizing Adaptation & Dance”, moderato da Deborah Cartmell. È stato un panel stimolante con idee anche provocatorie, come quella che prospetta l'adattamento in danza privo di narrazione. Il mio intervento, “This Choreotext Which is Not One: On Dance Adaptation Theory”, a seguito di quello di Ramsay Burt e Giannandrea Poesio, ha analizzato lo status del coreotesto nell’ambito degli Adaptation Studies.

Altre sezioni hanno presentato prospettive significative, come quella dedicata alla questione culturale e politica, “Cultural & Political Contexts”, o della sperimentazione, “Experimental Practitioners”. La tavola rotonda finale ha messo insieme alcune delle questioni emerse durante la giornata, come la relazione fra coreografia e drammaturgia, il significato della ricezione e la cruciale importanza del contesto per ogni tipo di analisi riguardo l'adattamento in danza.

A fine conferenza c’è stato un breve aperitivo a cui è seguita una cena al ristorante indiano Kayal per continuare a parlare della conferenza in un’atmosfera più rilassante.

Una delle sezioni.


17 maggio 2016