domenica 31 maggio 2015

Le parole del corpo - Il teatro fisico di Michela Lucenti/Balletto Civile

Claudia Provvedini, Le parole del corpo – Il teatro fisico di Michela Lucenti/Balletto Civile, Corazzano, Titivillus, 2012.


Scrivere un diario di viaggio su di una compagnia di teatro fisico, accompagnarla nel percorso creativo e durante le performance degli spettacoli, essere testimone di un cammino fatto di sperimentazione, disciplina, commistione fra i linguaggi e senso di comunità e restituirlo al lettore in modo intenso, dinamico, oculato. Questo il lavoro fatto dal critico teatrale Claudi Provvedini che ha seguito Balletto Civile – collettivo nomade di performers, per diversi anni. Sono pagine di appunti, riflessioni e osservazioni quelle di Provvedini, che spesso cita le parole, opinioni e pensieri dei membri della compagnia e non solo e di quelli del direttore artistico e performer Michela Lucenti.

Provvedini è un critico teatrale, non di danza, aspetto importante per comprendere il suo sguardo. Non vi sono infatti molti riferimenti all’arte coreutica (Pina Bausch viene solo menzionata) e in una frase forse un po’ azzardata dichiara, “della danza ci si può ‘liberare’, guardando un lavoro di Balletto Civile, del teatro mai”. Ma il suo sguardo ha il merito di sondare il forte impianto teatrale della compagnia e di fornirci gli strumenti per capire l’importanza del suo lavoro di impegno sociale e scrittura del corpo.

Ma veniamo al dunque, Balletto Civile. Il nome, innanzi tutto. Lucenti lo spiega in modo esemplare, riconducendo la parola ‘balletto’ ad uno dei suoi significati principali, ossia ‘azione danzata’, “noi facciamo questo. ‘Civile’ perché molto spesso la danza è intesa come qualcosa di etereo, esteticamente bello, qualcosa che non si sporca con la realtà. Per me invece la Danza ha una valenza politica, nel senso più profondo della ‘polis’.” E alla polis va collegato anche il senso di comunità intrinseco nella compagnia, fatta di danzatori, attori “o persone particolari” che vivendo e lavorando insieme, trovano il “modo per indirizzare la propria forza”. 

Balletto Civile però, nonostante il nome, non è una compagnia di danza o non soltanto. Il termine 'coreografia' non viene spesso utilizzato nel testo e l'espressione che ricorre e che ritroviamo nel titolo, è 'teatro fisico' che si rifà ad un genere teatrale che racconta soprattutto attraverso la fisicità dei corpi in movimento. Un esempio celebre è la compagnia inglese DV8 che Lucenti cita nell'intervista fattale da Provvedini e posta nella parte finale del libro. Quindi il termine 'balletto' nel nome del collettivo deve essere pensato davvero nel senso di 'azione danzata' e, alla luce delle opere prodotte, un'azione danzata profondamente radicata nella realtà.
Le opere stesse esprimono questo aspetto, come Il sacro della primavera, L’amore segreto di Ofelia e Col sole in fronte. Provvedini si inoltra in queste e altre quattro opere che sono divenute tappe fondamentali del teatro fisico di Balletto Civile, Woyzec ricavato dal vuoto, Paradise, Generale!! O l’azione di un fucile e Peso piuma

Il sacro della primavera (2011), scrittura fisica di Lucenti, reinterpreta il balletto culto del Novecento Le Sacre du printemps (1913) di Vaslav Nijinsky in chiave moderna, pensando alla primavera come ad una rivoluzione, “una meravigliosa metafora di questa generazione che attende obbligata allo stallo, osservata, spiata, pensata, vergine perché impossibilitata a fare da sola. / A godere.” E i performers corrono e si rincorrono, parlano, urlano la loro rabbia frustrata, con ironica maestria.

L’amore segreto di Ofelia (2010), scrittura fisica di Lucenti, si ispira all’omonimo testo di Steven Berkoff tradotto dall’inglese da Adele D’Arcangelo e vede Lucenti nei panni della dolce Ofelia e Maurizio Camilli, che, oltre ad essere interprete, di solito cura le drammaturgie sonore della compagnia, nel ruolo di un Amleto guerriero. Il testo di Berkoff immagina un amore epistolare fra i due e lo rende attraverso trentanove lettere monologo. Lucenti e Camilli incarnano una scrittura fisica fatta di movimenti, parole e linguaggi che si intersecano, “lui diventa dolcezza da rovesciare in forza, lei attributi di potere da riempire di sottomissione”.

Col sole in fronte (2009) riprende la storia di cronaca su Pietro Maso che nel 1991 uccise i propri genitori. In questo caso il testo è scritto da Maurizio Camilli e la scrittura fisica sempre di Lucenti. "È una storia di violenza gratuita" sottolinea Provvedini che sceglie di iniziare il racconto di quest'opera dalla fine, dove si configura "una Pietà al contrario dove sembra essere il Figlio (assassino) ad accogliere tra le braccia la Madre morta (punita)", quasi come se l'omicidio fosse stato compiuto da qualcun altro.

Il volume è impreziosito dalle folgoranti fotografie di Francesco Carbone che ferma la dinamica dei performers in scatti carichi di emozione e senso. Conclude questo viaggio una serie di materiali che includono la sopramenzionata intervista di Provvedini a Lucenti, i volti di Balletto Civile e la teatrografia della compagnia.

31 maggio 2015

Nessun commento:

Posta un commento