giovedì 16 luglio 2020

I piedi di Nijinsky


Vorrei vedere i piedi di Nijinsky, Vaslav Nijinsky. Mi piacerebbe vedere il passaggio che fanno dalla prima alla seconda posizione, vederli in relevé in quinta e spiccare un salto. È così forte oggi il feticismo che circonda il piede della ballerina con la scarpetta da punta che ci dimentichiamo dei piedi di Nijinsky. Nella danza classica gli uomini non indossano le scarpette da punta, non vanno sulle punte, quello delle punte è un reame femminile. Gli uomini sollevano le donne nei passi a due, saltano e fanno molto altro ancora, ma non vanno sulle punte.

Vorrei vedere i piedi di Nijinsky all’opera perché hanno fatto la rivoluzione del balletto nel Novecento. Nijinsky era un ballerino dei celebri Balletti Russi guidati dall’impresario Sergei Diaghilev. A Parigi portarono la loro compagnia, presentando balletti brevi di un atto e collaborando con artisti illustri come Picasso e Stravinsky. Nijinsky ebbe un ruolo di primo piano sia in qualità di danzatore che di coreografo.

Nel primo caso contribuì a reintrodurre la figura maschile nel balletto. Eh sì, perché la Francia ottocentesca aveva pressoché eliminato il ballerino dalle scene e aveva affidato i ruoli maschili alle donne en travesti. Leggendaria è rimasta l’uscita di scena di Nijinsky ne Le spectre de la rose del 1911, dove interpretava appunto lo spettro di una rosa di una fanciulla di ritorno da un ballo. Nijinsky eseguiva un salto attraverso una finestra e sembrava che volasse. Che frecce alate dovevano sembrare i suoi piedi!

Nel secondo caso, egli azzerò le basi della danza classica componendo il balletto L’Après-midi d’un faune del 1912 coi piedi in parallelo. Era la storia di un fauno e del suo incontro con alcune ninfe. Il balletto provocò uno scandalo per l’atto di autoerotismo finale. Ma la posizione dei piedi scompigliò la danza classica che si basa su cinque posizioni dei piedi roteati in fuori, per cui optare per una serie di pose statiche e passi in parallelo significava distruggere la sua struttura architettonica e proporre, come sottolinea Sergio Trombetta, un ‘bassorilievo animato’. Ecco i piedi di Nijinsky!

In entrambi i casi, Nijinsky presentò un’immagine dell’uomo che danza fuori dagli schemi, languida e ambigua la prima, erotizzata e istintuale la seconda. Vorrei vedere i piedi di Nijinsky per tutti questi motivi, dimenticandomi degli scandali che creò e soffermandomi sulla loro inusitata articolazione. Evviva Nijinsky! Evviva i piedi di Nijinksy!


QUI si può ascoltare la puntata.


Per approfondire:

Burt, Ramsay The Male Dancer – Bodies, Spectacles, Sexualities (London: Routledge, 2007).

Garafola, Lynn, Diaghilev’s Ballets Russes (Boston: De Capo Press, 1998).

Homans, Jennifer, Gli angeli di Apollo. Storia del balletto, trad. D. Fassio (Torino: EDT, 2014).

L’Après-midi d’un faune, cor. Vaslav Nijinsky (Parigi, 1912).

Le spectre de la rose, cor. Michel Fokine (Parigi, 1911).

Trombetta, Sergio, Vaslav Nižinskij (Palermo: L’Epos, 2008).


16 luglio 2020

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