giovedì 22 ottobre 2020

Tutù prismatico

 


Il tutù è immancabilmente legato alla magica immagine della ballerina. Secondo Judith Chazin-Bennahum ha contribuito a cambiare il modo di muoversi e il modo stesso di vedere e percepire la ballerina. Quando nel secondo atto di Giselle, la protagonista viene trasformata in wili dalla regina Myrtha, esegue una serie di piroette e salti che il tutù bianco evidenzia ed esalta.

Il tutù indossato da uomini spesso ha risvolti comici. Hunt di Tero Saarinen si distingue per l’uso di una gonna-tutù che di comico non ha nulla. Anzi. Creato dalla costumista della compagnia, Erika Turunen, decostruisce la struttura a raggiera del tutù classico, utilizzando pannelli di tessuto e vari altri materiali cuciti insieme. È lungo fino ai piedi e viene indossato da Saarinen direttamente sul palco in un momento quasi rituale.

Hunt è una coreografia del 2002, creata su commissione di Carolyn Carlson, l’allora direttrice della Biennale di Venezia Danza. Si tratta di un adattamento-remake del Sacre du printemps di Vaslav Nijinsky, che venne presentato per la prima volta nel 1913 con grande clamore e che venne ripreso da numerosi coreografi del Novecento e non solo, come Pina Bausch e Martha Graham. Hunt, a differenza dell’opera di Nijinsky, è un assolo che reinterpreta il tema del sacrificio in modo originale.

Per questa coreografia, Saarinen ha pensato a diverse questioni, come l’invecchiamento, la perdita di un caro amico e il costante afflusso di informazioni che riceviamo ogni giorno dai media. Queste riflessioni lo hanno portato a sviluppare l’idea di cacciatore e preda allo stesso tempo (hunt significa cacciare, andare a caccia). Sul palco un cerchio formato da dei riflettori circonda il danzatore suggerendo l’immagine di un’arena dove avviene una lotta. Contro chi combatte questa figura? E che ruolo ha il tutù?

Uno dei momenti clou della coreografia si ha quando Saarinen si ferma come pietrificato a alza parti del tutù che, assieme al suo corpo, diviene schermo per una serie di proiezioni da parte dell’artista multimediale Marita Liulia. L’effetto è prismatico e allucinogeno. Ecco esemplificato il bombardamento di informazioni a cui siamo costretti ogni giorno, bombardamento che non ci permette di elaborare criticamente quanto ci viene dato.

Guardando attentamente le immagini proiettate si comprende poi che si tratta di Saarinen, una scelta che porta a pensare al fatto che la lotta è contro se stessi. Il tutù prismatico si mostra quindi come specchio indagatore del nostro io, che ci interroga su quanto di noi siamo disposti a sacrificare, rivelare o semplicemente dar via.

QUI si può ascoltare la puntata


Per approfondire:


Autio, Iris, Westeward Ho! Wavelengths Hunt, Tero Saarinen Company, 2006.

Chazin-Bennahum, Judith, The Lure of Perfection – Fashion and Ballet, 1780-1830 (New York: Routledge, 2005).

Hunt, cor. Tero Saarinen (2002).

Sacre du printemps, cor. Vaslav Nijinsky (1913).

Simonari, Rosella, “Moving fabric – Costumes and Movement in Tero Saarinen’s Dances”, novembre 2009, ballet-dance.com (non più online).

 

22 ottobre 2020

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