giovedì 17 settembre 2020

Bambola e ballerina

 

Esiste tutta una tradizione di bambole ballerine che rimandano a ideali di grazia e dolcezza. L’associazione bambola-ballerina ha una sua tradizione anche nella storia della danza, per esempio con l’effervescente balletto Coppélia del 1870. Ispirato alla novella gotica “L’uomo della sabbia” di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann del 1816, fu coreografato da Arthur Saint Léon, musicato da Léo Delibes e scritto da Charles Nuttier. Al contrario dei toni cupi della novella, il balletto è famoso per il suo tono comico e il carisma della protagonista femminile, Swanilda.

Racconta la storia della bambola Coppélia che sembra una donna reale e attrae l’attenzione di Franz, fidanzato di Swanilda. Quando egli si introduce nel laboratorio del dr. Coppelius creatore della bambola, viene imprigionato, ma Swanilda accorre in suo aiuto, ingannando Coppelius fingendo di essere Coppélia. Alla fine Swanilda libera Franz e lo sposa con la benedizione della comunità.

La scena clou del balletto è quando la ballerina che interpreta Swanilda finge di essere Coppélia, danzando una danza spagnola e una scozzese, ribellandosi man mano a Coppelius. Secondo Sally Banes, in questa scena Swanilda porta avanti una sorta di “rivoluzione femminista”, dato che “la sua danza incarna metaforicamente un movimento emancipatorio che passa da totale restrizione (…) ad autonomia”.

La questione bambola-ballerina non investe solamente aspetti tematici, ma anche formali. Infatti l’interesse per bambole, automi e meccanismi a orologeria, si sviluppa proprio nel periodo in cui la tecnica della danza classica viene codificata, ossia nei secoli XVII e XVIII. Secondo Gwen Berger e Nicole Plett, “il corpo della ballerina rappresentava sia una costruzione estrema della femminilità idealizzata che una potenziale metafora per la perfezione meccanica”. Il primo automa di forma umana in grado di scrivere e parlare fu creato nel 1773 da Pierre e Henri-Louis Jaquet-Drotz e creò, come nota Ian Grant, un dibattito sugli automi in qualità di “artefatti meccanici”.

Opere come Frankenstein di Mary Shelley e la novella di Hoffmann riflettono lo stato di ansia che la questione automi produsse all’epoca, mentre Coppélia rappresenta un cambiamento di percezione che vede detta questione in termini di progresso. Per questo forse Coppélia poteva solo essere una parodia dell’ansia che gli automi produssero in passato, con la ballerina ad interpretare una bambola che si libera della sua staticità tramite una tecnica precisa come un orologio, un automa nel movimento e non nel contenuto.

QUI si può ascoltare la puntata.


Per approfondire:


Banes, Sally, “The Romantic Ballet: La Sylphide, Giselle, Coppélia”, in Dancing Women: Female Bodies on Stage (London: Routledge, 1998), pp. 12-41.

Berger, Gwen, Plett, Nicole, “Uncanny Women and Anxious Masters - Reading Coppélia Against Freud”, in Moving Words - Re-Writing Dance, ed. Gay Morris (London: Routledge, 1996), pp. 159-179.

Coppélia, cor. Arthur Saint Léon (1870).

Grant, Ian, “Bilogical Technologies: the History of Automata”, in New Media: a Critical Introduction, ed. Martin Lister (London: Routledge, 2003), pp. 314-350.

Hoffmann, E.T.A., L’uomo della sabbia e altri racconti, trad. Gerardo Fraccari (Milano: Mondadori, 1987).

Simonari, Rosella, “From Gothic to Comic: Coppélia, A Glittering Dance Adaptation of E.T.A. Hoffmann’s ‘The Sandman’”, A Dance History, 20 febbraio 2016, http://adancehistory.blogspot.com/2016/02/from-gothic-to-comic-coppelia.html (consultato il 13 settembre 2020).

 

17 settembre 2020

Nessun commento:

Posta un commento