giovedì 10 settembre 2020

Decidere di non decidere

 

La coreografia è l’arte di comporre movimenti in un dato spazio e un dato tempo. Si può decidere di dar vita ad un assolo, ad un duetto o ad un lavoro di gruppo. In ogni caso, si decide da dove si parte nel palco, dove si va, come si sviluppa il movimento, quanto dura, con che intensità lo si fa e come lo si organizza assieme alle altre caratteristiche della coreografia che spesso includono anche costumi, scenografia, luci e musica. Da questi aspetti e non solo si evincono le decisioni di un coreografo. E se un coreografo decidesse di non decidere?

Merce Cunnigham ha operato questo tipo di decisione, ricorrendo alle pratiche combinatorie guidate dal caso. In molte sue coreografie, prima che iniziasse lo spettacolo si estraeva una carta o si lanciavano i dadi per far decidere al caso quale sarebbe stata, per esempio, la sequenza delle sezioni coreografiche, quale quella dei costumi, quale quella della musica e così via.

Una delle pratiche più care a Cunnigham era quella dell’I Ching, l’antico libro di divinazione cinese, uno dei testi del confucianesimo. Come sottolinea Roger Copeland, molte danze di Cunningham, come Torse del 1976 o Ocean del 1994, furono composte da una serie “di 64 movimenti possibili”, laddove il 64 corrisponde al numero di esagrammi dell’I Ching. Secondo Cunningham, l’uso di queste pratiche produceva “nuove possibilità” alle quali non avrebbe pensato, liberando, in parte, la coreografia dall’influenza del coreografo.

Cunningham non si imbarcò da solo in questa pratica, ma ebbe un sostegno fondamentale nella collaborazione con il musicista e compositore John Cage. Cunningham creava una danza e Cage una musica, senza che l’uno sapesse nulla del lavoro dell’altro, a parte una struttura ritmica di base. Le due composizioni si incontravano per la prima volta sul palco con il pubblico a costituire, secondo Cage, il terzo angolo di un triangolo che rappresentava l’evento ed ogni triangolo era differente. In questo modo le due arti coesistevano indipendentemente l’una dall’altra.

Secondo Copeland, Cunningham fu molto influenzato da Marcel Duchamp nello sviluppare queste tecniche compositive e nel tentare di ridurre al minimo “l’intervento ‘umano’”, mettendo così in atto un’estetica dell’indifferenza. Ramsay Burt ha notato come questa estetica possa essere stata il frutto dei tempi in cui Cunningham iniziò a coreografare, ossia gli anni Quaranta, quando il senatore Joseph McCarthy inaugurò una caccia alle streghe contro presunte spie comuniste, di fatto limitando la libertà d’espressione. Nonostante questo, il lavoro di Cunningham si pone come rivoluzionario nella storia della danza per come ha ridefinito, attraverso il decidere di non decidere, l’arte della coreografia.


QUI si può ascoltare la puntata.


Per approfondire:

Burt, Ramsay, The Male Dancer – Bodies, Spectacle, Sexualities (Londra: Routledge, 2007).

Copeland, Roger, Merce Cunningham – The Modernizing of Modern Dance (New York: Routledge, 2004).

“Chance Conversations: An Interview with Merce Cunningham and John Cage”, Walker Art Center, Minneapolis, 1981, https://www.youtube.com/watch?v=ZNGpjXZovgk (consultato 5 settembre 2020).

Ocean, cor. Merce Cunningham (1994).

Torse, cor. Merce Cunningham (1976).

 

10 settembre 2020

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